L’ESMA (European Securities and Markets Authority), autorità di vigilanza europea sui mercati finanziari, ha pubblicato nel 2019 uno studio sulle performance dei fondi comuni (gestione attiva) rispetto agli ETF (passiva), relativamente al comparto azionario.
Fermandoci ai rendimenti al lordo le performance non si discosterebbero di molto, ma cosa succede se passiamo ai rendimenti al netto dei costi? Nell’immagine vediamo l’impatto dei costi sulle rispettive performance: costi di gestione (rosso), di sottoscrizione (giallo) e di uscita (verde).
Se andiamo a confrontare i rendimenti netti per l’investitore (blu) ci accorgiamo che, su tutti gli orizzonti temporali considerati, gli ETF hanno sovraperformato i fondi attivi.
La motivazione principale è legata ai costi della gestione attiva che sono decisamente troppo elevati rispetto al beneficio che portano ai rendimenti dei rispettivi fondi.
La Consob, autorità di vigilanza italiana sui mercati finanziari, ha approfondito questo tema sui fondi comuni venduti in Italia, osservando come “…una quota molto elevata dei costi vada a remunerare l’attività distributiva.
In particolare, circa il 70% delle commissioni riconosciute alle società di gestione del risparmio è assorbito dai costi di distribuzione”. In sintesi il 70% dei costi sostenuti dai sottoscrittori di fondi comuni servono solo remunerare i collocatori (banche, assicurazioni, reti) e possono essere evitati!
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