L’oro ha vissuto un primo semestre 2025 sorprendente, sostenuto da dinamiche inflazionistiche persistenti, incertezza geopolitica e politiche monetarie ancora prudenti. Ma cosa ci si può ragionevolmente attendere nei prossimi mesi? Conviene aumentare, mantenere o ridurre l’esposizione?
Come spesso accade, la risposta dipende dallo scenario macroeconomico che si materializzerà. Esaminiamo le ipotesi attualmente più discusse, sulla base del report da poco pubblicato da parte del World Gold Council, associazione commerciale internazionale per l’industria dell’oro.
Lo scenario “di base”, attualmente ritenuto il più probabile, prevede una crescita globale sotto il trend storico e un’inflazione che resta moderatamente elevata, attorno o poco sopra il 2%. In questo contesto, l’oro potrebbe mantenere una dinamica positiva ma contenuta, con una performance stimata tra lo 0% e il +5%.
Negli Stati Uniti, si ipotizza un’inflazione al consumo attorno al 2,9% e un primo taglio dei tassi da parte della Fed nella parte finale dell’anno. Le tensioni geopolitiche, inoltre, restano elevate e contribuiscono a mantenere viva l’attenzione verso asset considerati rifugio.
Se invece dovessimo assistere a un deterioramento delle condizioni economiche – pensiamo a un rallentamento più marcato o a una fase di stagflazione – allora il metallo giallo potrebbe beneficiare di una nuova fase di acquisti. In questo caso, le previsioni indicano rialzi anche tra il +10% e il +15%, alimentati dalla ricerca di strumenti di protezione del capitale e dalla possibile diversificazione valutaria da parte delle banche centrali.
Lo scenario stagflazionistico è spesso favorevole all’oro, che in tali contesti storicamente tende a sovraperformare rispetto ad altri asset.
All’opposto, in un mondo che improvvisamente trovasse maggiore equilibrio – con una stabilizzazione duratura dei principali conflitti globali e una normalizzazione dei prezzi – potremmo vedere l’oro perdere terreno. Questo è lo scenario ribassista, ritenuto oggi meno probabile, ma comunque possibile, in cui si stimano flessioni superiori al 10%.
In tale contesto, la propensione al rischio aumenterebbe e il capitale si riverserebbe su asset più ciclici o dinamici.
Al di là dei numeri e degli scenari, l’oro continua a rappresentare una componente utile in una strategia patrimoniale ben costruita. La sua funzione di bene rifugio, decorrelato da molti asset tradizionali, lo rende adatto a strategie di diversificazione e protezione, soprattutto in fasi di incertezza o di squilibrio macroeconomico.
Tuttavia, la sua ponderazione nel portafoglio va sempre calibrata in funzione degli obiettivi personali, dell’orizzonte temporale e della propensione al rischio. Un ruolo attivo nella costruzione e revisione del portafoglio consente di adattare l’esposizione in modo coerente con il contesto in evoluzione.
Non è solo questione di “quanto salirà o scenderà l’oro”, ma di come integrarlo in modo strategico nel percorso finanziario di ogni singolo investitore.
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