Rendimenti, costi e vantaggi fiscali: chi vince tra fondi pensione vs ETF?
Negli ultimi dieci anni il confronto tra fondi pensione e ETF pende nettamente a favore di questi ultimi, soprattutto sul fronte dei rendimenti. Secondo un’analisi di Consultique riportata da Plus24, le linee azionarie dei fondi pensione (scelte solo dall’11% degli iscritti) hanno reso mediamente tra il 4% e il 4,7% annuo, contro il 10% annuo di un semplice ETF globale sull’indice MSCI World. Il gap si conferma anche per le linee bilanciate (2,5%-2,7% contro il 6,62% degli ETF bilanciati) e per quelle obbligazionarie (2,4% per i negoziali contro 3,8% degli ETF a composizione simile).
Le motivazioni
Il divario è attribuibile in parte alla minore esposizione azionaria dei fondi pensione e, soprattutto, ai costi di gestione, che incidono pesantemente nel lungo periodo. Come sottolinea la Covip, i Pip (piani individuali pensionistici) risultano essere i più costosi. Nei comparti azionari, ad esempio, i Pip pesano 2,21 punti percentuali in più rispetto ai fondi negoziali e 0,89 rispetto agli aperti. Situazioni simili si riscontrano nei comparti bilanciati, obbligazionari e garantiti. Inoltre, tra il 2015 e il 2024, i costi delle forme pensionistiche non sono diminuiti, anzi: le linee garantite dei negoziali hanno visto un incremento degli oneri, passati dallo 0,48% allo 0,71% dal 2020.
Sui costi incidono anche le minori masse gestite: in base a quanto riportato dal Sole 24 Ore un terzo dei fondi pensione italiani ha un patrimonio medio in gestione di circa 5 milioni. In questi casi i costi di struttura possono avere un impatto molto importante sul rendimento nel lungo termine, vanificando il risparmio fiscale.
Competitivi grazie alle agevolazioni fiscali
Nonostante i rendimenti inferiori, i fondi pensione restano vantaggiosi grazie agli incentivi fiscali. Per un lavoratore con 45.000 euro di reddito, versare 5.164 euro all’anno per 10 anni su un fondo pensione genera un beneficio fiscale lordo di 18.074 euro, che sale a 22.205 euro per chi guadagna 80.000 euro. Dopo la tassazione finale sul montante (con aliquota dal 15% al 9% a seconda dell’anzianità), il vantaggio netto si riduce ma resta significativo: 10.328 euro per il reddito da 45.000 e 14.459 euro per quello da 80.000.
In sintesi, gli ETF garantiscono rendimenti più elevati, ma la fiscalità agevolata mantiene i fondi pensione competitivi, soprattutto per chi ha redditi medio-alti. Tuttavia, il tema dei costi elevati, in particolare dei Pip, resta un problema strutturale che continua a pesare sulle performance delle soluzioni previdenziali.
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