TITOLI DI STATO: ATTENZIONE ALLE CACs

Il contesto macroeconomico attuale vede le principali banche centrali mondiali alzare i tassi di interesse per contrastare l’ascesa dell’inflazione. In meno di un anno in Europa abbiamo visto la BCE alzare i tassi di riferimento dallo 0% all’1,25%, mentre oltreoceano la Federal Reserve (la banca centrale statunitense) li ha portati dallo 0,25% al 3,25%. Questa manovra sta tuttora avendo un impatto sui rendimenti offerti dai titoli di stato. Sebbene l’inflazione ad agosto in Italia si sia attestata all’8,4%, i rendimenti offerti dai Btp (buoni del tesoro poliennali) iniziano ad essere interessanti per alcuni investitori: attualmente il decennale italiano offre circa il 4,65%.

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Oltre ai rendimenti, è bene essere a conoscenza di alcune clausole applicate a tutti i titoli di stato europei, con durata superiore ai 12 mesi, a partire dal 2013. Le “clausole di azione collettiva”, dette comunemente CACs, sono state introdotte per rendere i debiti sovrani più flessibili, permettendo all’emittente di ristrutturare il debito in caso di necessità. Tra le azioni previste possiamo trovare:

  • riduzione del valore nominale del titolo alla scadenza (“haircut”)
  • prolungamento delle scadenze dei titoli (“roll-over”)
  • modifiche al metodo di calcolo di qualsiasi pagamento relativo ai titoli
  • cambio di valuta di rimborso e cedole dei titoli
  • modifica delle condizioni sugli obblighi di pagamento da parte dell’emittente

Nessuno stato da oggi ha applicato queste clausole (la ristrutturazione del debito greco è antecedente al 2013). Tuttavia, quando si acquista un titolo di stato europeo come il Btp, è importante sapere che se tale titolo è stato emesso dopo il 1° gennaio 2013, può essere soggetto a queste misure.

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